Dante incontra Trailaghi

Ad un acuto osservatore come Dante, non poteva affatto sfuggire che la partenza in massa dei corridori, causasse l’abbaiare di tutti i cani lungo il percorso, particolarmente numerosi lungo il primo tratto, vista la presenza di molte abitazioni.

Doverosa citazione all’abero che in zona Casali Zuin, poco prima di giungere all’Acquedotto di Bienca, ha mietuto 3 vittime durante l’edizione del Purple Trail 2021.
Qui si trova anche il riferimento al poderoso arbusto di rovi, di notevoli dimensioni, pochi metri prima di arrivare all’Acquedotto di Bienca.

Quartina di semplice interpretazione, ove viene citata la Variante di Valico e la discesa ripida verso il Pra’d San Peru

Non sfugge al Sommo Poeta, la possibilità di raccontare la durissima salita al Montesino per la Cresta Nord, dopo il passaggio veloce alla Campagnetta.

Qui Dante si sofferma sull’apertura del collegamento tra il Colle Sud e la Direttissima verso il Lago Nero, che, momentaneamente non viene raggiunto, per procedere sul vecchio percorso “contromano”. Doverosa citazione poi, del il gemellaggio con “i Sentieri dei Cinghiali”, focalizzando in particolar modo il transito sul Sentiero Verde.

Citazione riguardante il nuovo tratto del percorso per Cascina Leona, fortemente voluto dal presidente di Trailaghi: un suo specifico desiderio per l’edizione 2022.

Molto chiaro il riferimento al tratto di sentiero in zona del villaggio di Cascina Leona, distrutto dai cinghiali (il verro è il maschio fertile del maiale) ed alle spettrali condizioni ambientali.

Finalmente è ora di uscire dal catino oscuro del Lago Nero, ed elevarsi al punto panoramico del Roc Tupin, aiutati da una corda fissa per superare il salto roccioso.

Una citazione doverosa dalla brulla sommità del Monte Maggio, con vista superlativa sul castello di Montalto Dora. Il Sommo Poeta qui si esalta con il motto di Trailaghi: “Vi facciamo correre nel bello”.

Dante qui si sofferma sulla dapprima veloce discesa dal Maggio e con il potenziale pericolo di farsi distrarre dalla vista del Lago Pistono dall’alto.

La meritata pausa all’area degli Alpini, ai piedi del castello di Montalto Dora, in Via delle Vigne, sotto le fronde dei salici.

Un tratto relativamente facile che, ben presto, termina con la svolta a sinistra all’altezza della piccola chiesa di Santa Croce, per imboccare la discesa che porta al lago Pistono, in un tratto spesso molto fangoso e dal fondo irregolare.

Il transito sulle belle spiaggette del lago Pistono, con vista sul castello dalla parte opposta del bacino e della discutibile “big bench” recentemente installata. Sì, Dante aveva previsto anche questa moda …

Il transito a metà gara, dove Dante prevede le maledizioni che i corridori lanciano, pensando a quanto disti ancora il traguardo.

Il tratto molto veloce dell’anello della Bacciana/Lago Nero. Dante qui se la prende per il divieto che fu, tempo fa, imposto agli organizzatori di far passare la gare nelle Terre Ballerine.

Il transito per la Palestra di Roccia, poi sul bel sentiero panoramico con ancora protagonista il castello di Montalto Dora, infine la beffa del passaggio alla Monella, senza poter usufruire di un succulento pranzo.

Ancora un tratto veloce descritto da Dante ed il disappunto “sonoro” all’attacco della seconda salita al Montesino.

Dante si sofferma sulle potenziali esternazioni “colorite” che i corridori potrebbero profferire sulla salita più dura della giornata, cioè l’ascesa al Montesino dal suo versante meridionale.

Nel transito dei tre colli (Montesino, Margut, Balarina), Dante inizia a soffermarsi sulla prima, brutta, discesa che dal Montesino raggiunge il ponte della Gaietta.

Dopo l’ascesa al Margut, è ora della discesa, spesso brulla che porta allo stagno della Pujetta. Non c’è tempo di rifiatare in discesa, che è nuovamente l’ora di risalire.

Dante descrive il passaggio alla “roccia spaccata”, dal vero toponimo “Monte della Balarina”. Qui il sommo poeta si supera pronosticando la scoperta del continente oceanico ipotizzando la similitudine di questo monte con l’Uluru Mountains, celeberrime alture sacre agli aborigeni australiani.

Dalle bellezze morfologiche della Balarina si scende in fretta all’inferno fangoso del passasggio della Torbiera di Chiaverano.
Qui Dante descrive perfettamente la via di fuga per il ritiro, nel malaugurato caso di necessità, andando a destra (dritta), oppure rimanere sul percorso di gara tenendo la sinistra (a manca) per affrontare il tratto molto ripido del Sentiero Scalup, per fortuna assai breve.

Dopo la dura salita dello Scalup, si alternano tratti ora veloci, ora nuovamente “nervosi” che congiungono località Montresco al Maresco di Bienca. Il tratto di gara qui è particolarmente rovinato dai cinghiali con potenziali buche che potrebbero causare distorsioni alle caviglie degli atleti in transito.

In questi versi Dante è molto sbrigativo. Inutile descrivere nuovamente il percorso già utilizzato all’andata, per fare ritorno in Piazza Ombre, in vista dell’arrivo finale.

Dante qui si dimostra molto affettuoso verso chi ha faticato tanto per giungere al traguardo e tratta tutti da vincitori, indipendentemente siano stati veloci o lenti. Vero spirito trail, insomma!

I doverosi ringraziamenti verso tutti quanti hanno fatto sì che la gara avesse un buon fine, oltre ad un bonario sfottio verso chi si è sporcato ben bene per le operazioni di manutenzione sui sentieri.

Dulcis in fundo, in Dante e nei suoi componimenti, non manca mai un po’ di ironia. Dedica quindi gli ultimi versi di questo breve cantico a tutti coloro che hanno messo i bastoni tra le ruote per la creazione dell’evento sportivo, celebrandoli con una sonora pernacchia.